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Pubblicare il falso e non correggerlo: il peccato originale e la responsabilità delle riviste biomediche

Bucci Enrico M.
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ISSN:
1591-0695
Rivista:
Analysis
Anno:
2016
Numero:
2
Fascicolo:
Analysis N. 2/2016

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Il grande vantaggio dell’indagine scientifica sopra il mondo fisico rispetto a possibili alternative di natura filosofica, religiosa o di ogni altra specie che sia stata finora immaginata, consiste principalmente nell’utilizzare un metodo che, almeno in potenza, è in grado intrinsecamente di individuar debolezze e inconsistenze nel sapere accumulato, attraverso il doppio vaglio del dato sperimentale e della coerenza logico matematica delle teorie elaborate. Purtroppo, però, il tipo di organizzazione che si è oggi data la comunità dei ricercatori, ed in particolare il modo in cui gli editori e le riviste scientifiche agiscono nella pratica dell’impresa scientifica, tendono a rendere sempre più complesso ed in qualche caso apertamente ostacolano il processo di autocorrezione, di fatto trasformando gli articoli scientifici da semplici veicoli del sapere provvisoriamente riconosciuto come vero a certificatori di una realtà scientifica immutabile perché ormai pubblicata, utilizzabili per valutare un ricercatore rispetto ad un altro e dunque preziosi per carriera e finanziamenti. Con ciò, le riviste occupano quello che una volta era il posto delle autorità costituite nel bloccare l’avanzamento della conoscenza, particolarmente quando si tratti di correggere errori ormai accertati. Nel breve testo che segue, si tratterà l’esempio delle scienze biomediche. 
Parole chiave: Frode scientifica, Research integrity, Cattiva condotta, Etica della ricerca.