Chi si accosta a una versione di greco prova da una parte l’ansia di trasporla in italiano, dall’altra un certo imbarazzo di fronte al prodotto finale, spesso composto di frasi bizzarre e desuete. In effetti, portare un testo da una lingua a un’altra è come far passare un vestito da una persona ad un’altra: in alcuni punti esso calzerà a pennello mentre in altri occorrerà intervenire; sarà quindi necessario conoscere perfettamente il modello e il taglio dell’originale prima di lanciarsi con speranza di successo in qualsiasi aggiustamento. Il trasferimento in un’altra lingua implica innanzi tutto la penetrazione a fondo del testo di partenza, il vederne il funzionamento dall’interno senza farsi condizionare dalla sensibilità linguistica o dall’abitudine alle strutture della lingua d’arrivo. Svolta tale operazione, ci si rende conto che la traduzione è un atto articolato in vari momenti, tra loro indipendenti ma connessi, di cui la resa in un’altra lingua costituisce solo l’anello finale – e mai definitivo – di una catena in cui il primo e imprescindibile passo è capire il greco.
Ha conseguito il Dottorato di Ricerca (Ph.D.) in Filologia Greca con la tesi Ricerche sulla desinenza del genitivo singolare tematico in Lineare B. Attualmente è assegnista di ricerca presso l’Università di Bologna e si occupa in particolare di miceneo, grammatica storica e diacronia del lessico.
Renzo Tosi ha tenuto vari insegnamenti inerenti alla Filologia Classica e alla Letteratura Greca nell’Università di Bologna dal 1978 al 2021 ed è attualmente presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Cultura Classica. Si è occupato di lessicografia ed erudizione antica, storia della filologia classica, teatro del quinto secolo, Tucidide, Esopo e della tradizione proverbiale, antica e moderna.
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