Il melodramma si afferma nella modernità come un dispositivo di conoscenza estetica dotato di una straordinaria capacità di sintesi contenutistica e formale, in una cornice di democrazia cognitiva e di emotività irrefrenabile: la realtà viene rappresentata mediante riduzione a opposizioni primarie; i media e i generi coinvolti nella rappresentazione, spinti all’eccesso, amplificano gli opposti in assoluti. Proprio grazie ai tratti distintivi dell’immaginazione melodrammatica la modernità ha prodotto i suoi principali sistemi di interpretazione del reale (l’evoluzionismo, il marxismo, la psicoanalisi, il cinema). Questo libro risale alle origini di quell’immaginazione, mappandone le strutture profonde e ricostruendo le relazioni storiche tra il genere nel quale si è inizialmente cristallizzata (il mélodrame) e i generi coevi o successivi in cui si è diffusa, in particolare l’opera lirica romantica, il romanzo realista-naturalista, il melodrama cinematografico e televisivo statunitense, la psicoanalisi e il cinema d’autore europeo, il romanzo contemporaneo. Questa lunga ricognizione, schiettamente comparatistica e intermediale, ci pone di fronte a sovrapposizioni, conflitti e nessi imprevisti, che si configurano a volte come ostacoli da superare, ma più spesso come pegni delle sorprendenti risorse ermeneutiche del melodramma.
Insegna Letterature comparate presso l’Università IULM di Milano. Collabora con il quotidiano «Il Manifesto». Tra le sue pubblicazioni: Shakespeare e il melodramma romantico (La Nuova Italia, 2000), La soglia dell’invisibile. Percorsi del Macbeth: Shakespeare, Verdi, Welles (Carocci, 2005), Il sogno all’opera. Racconti onirici e testi melodrammatici (Sellerio, 2010), Italo Svevo (Le Monnier, 2011) e Narrativa USA 1984-2014. Romanzi, fi lm, graphic novel, serie tv, videogame e altro (Pàtron, 2015).
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